“I matti non hanno un cuore, o se ce l’hanno è sprecato.”
Francesco De Gregori

“Siamo tutti matti.” Renato Zero

“Oppure no.” Alessandro Bono

Prima di uccidersi mio padre trovò il tempo per scrivermi questa lettera:

Non avrai mai la persona che cerchi. La troverai, ma non potrai averla. A volte, quando penserai di esserci riuscito, lei si trasformerà. Oppure guarderai meglio la tua dolce metà e scoprirai che preferisci il salato. Non avrai mai la persona che cerchi. Rilassati.

Parlava di me o di chiunque? Sono cinque anni che me lo chiedo.

Carmela ha solo tre difetti, tutti photoshoppabili in poco tempo. Lo so perché nelle sue foto non ci sono mai. Né i difetti, né io. Un anno fa le ho chiesto che ora fosse e mi ha risposto che indossavo un orologio. Da allora non le ho più parlato.

Ho avuto anche un’altra storia d’amore, però più breve. Si chiamava Maria, riempiva i bicchieri in un fast food nel centro di Roma.

A volte lo sogno, sembra disperato. Dice che gli dispiace di non avermi lasciato tanti soldi o un pene lungo. Io gli dico non preoccuparti pa’, hai fatto quello che potevi.

“Capisci, io non ho una linea narrativa. Ho preso migliaia di treni, ho suonato campanelli, ho ballato in pubblico. Poi il giorno dopo mi sveglio e sono di nuovo senza storia.”
“Perché non vivi e basta, come fanno tutti?”
“È quello che faccio. Dio non gioca a dadi, preferisce l’hula hoop. Non potrei fare altrimenti.”
“No, tu non vivi come gli altri. Ti guardi i piedi steso sul letto, aspettando un colpo di scena.”
“Ma tu chi sei?”
“Vedi?”

Poi mi ha chiesto di spiegarle cosa provo. Le ho detto che non so farlo con le parole, così mi ha chiesto di farlo con delle immagini. Le ho dato questo:

Tenera era Carla, coi suoi calzini rosa che le coprivano le cicatrici. Tenera era Carla, che alitava sul manico dell’ombrello e spiava da lontano l’uomo che non poteva avere. Tenera era Carla che chiudeva le palpebre, le riapriva. Chiudeva le palpebre, le riapriva. Respirava. Incessantemente. Aspettava che qualcuno venisse a prenderla, che qualcosa accadesse. Chiudeva le palpebre e respirava. Non accadde nulla. Fu proprio quello che accadde, non lo dimenticherò mai: nulla. Ero lì, avrei potuto cambiare le cose, ma non lo feci.

Se si potesse sudare sangue, se si potesse sudare sangue allora avrei almeno un modo per mostrarvi quello che sento. Le hanno tagliato le dita. Le hanno bruciato i capezzoli. Avevano una fiamma ossidrica. Se si potesse sudare sangue ve lo mostrerei. Ma non si può, quindi non mi resta che vivere in quest’altro mondo e aspettare che accada a qualcuno di voi. Allora verrò a prendervi, vi porterò a casa mia, vi darò da mangiare e aspetteremo insieme.

Non le è piaciuto. Non le sono piaciuto.
Mio padre aveva ragione. Ed era di me che parlava.